Gigi Riva: "Ho il Cagliari nel sangue, rifiutai Inter e Juve"

"Bari-Cagliari? Dopo il gol di Pavoletti ho trovato il coraggio di vedere la fine"

La Redazione
29/06/2023
Interviste
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Gigi Riva, simbolo del Cagliari e della Sardegna, ha rilasciato un'intervista in esclusiva a L'Unione Sarda, dove ha fatto il punto sulla promozione dei rossoblu, ricordando anche il suo passato e sottolineando come sempre il suo legame con la terra che lo ha adottato e che lui ha ricambiato pienamente. 

Ecco le sue dichiarazioni: 

"Sognavo di essere Riva. E di fare questo. Ma non nell’Inter o nella Juventus. Sognavo di essere Riva del Cagliari. 

Io penso che Giulini sia una persona buona, che ama il Cagliari e che ha imparato da alcuni errori che ha fatto, e ci stava, a non commetterne altri. È un presidente che capisce di calcio ed è riuscito a farsi accettare nel mondo degli altri proprietari dei club. Non era facile, sa il fatto suo. 

Momento migliore della promozione? La sorpresa dello spareggio. La finale del Cagliari a Bari. Eravamo al novantesimo, io ero da un’altra parte della casa, mio figlio ha urlato al gol del vantaggio e allora sono andato e ho avuto il coraggio di vedere tutto. 

Legame con il Cagliari? Sono sicuro di una cosa. E parlano i fatti. Per quanto mi riguarda, non sarei mai andato in un altro club e non era un problema di soldi. Però effettivamente quando il prezzo di un calciatore vola così in alto, ci sono solo pochissimi club che possono competere. E oggi ci sono gli arabi. Un tempo i padroni del mercato erano i nostri club. 

Il Cagliari ce l’ho nel sangue. Se penso a qualcosa, un’azione, un mio gol, c’è sempre il Cagliari nella mia testa. 

Gol Pavoletti? Non l’ho visto sul momento, poi ho avuto occasione. Non riesco a vedere le partite del Cagliari, non è un’emozione che riesco a sopportare. 

Ranieri? Merito del presidente, è stato lui a decidere l’ingaggio dell’allenatore. Io ho fatto quel poco che potevo fare. Sì, è stato un grande gesto, quello di prendere la squadra in quel momento di difficoltà, poi lui ha diretto molto bene il Cagliari. 

Le scelte, la tattica, l’atteggiamento giusto. Anzi, voglio dire che ritengo sia stato l’allenatore il vero protagonista di questo recupero straordinario. In verità, prima del suo arrivo, non credevo a una risalita così impetuosa, ma poi vincevamo qui, vincevamo lì, il Cagliari non perdeva più. E poi è andata come è andata. 

Non mi piacciono i troppi stranieri nel calcio italiano. Troppi nomi esotici, non esiste più un tipo di gioco “italiano”, secondo me la Serie A di oggi non è bella e spettacolare come prima. 

Non ci sono andato io alla Juve. E non sarei andato neanche all’Inter, scrivilo. Poi, non so come effettivamente siano andate le cose. Io pensavo a giocare. E a poco altro".

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