Better call Walter

L'analisi del match contro la Lazio

Luca Neri
20/09/2021
L'Editoriale
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Walter Mazzarri non è simpatico. O almeno non ha mai fatto nulla per dimostrare il contrario pubblicamente, dato che – salvo smentite – nessuno dei suoi detrattori ci ha mai condiviso un aperitivo o mezza bottiglia di vino rosso. Fatto sta che nei cinque giorni di avvicinamento al suo esordio in rossoblù, la stragrande maggioranza delle critiche si concentrava su questo dettaglio: per carità, decisivo se lo si volesse invitare a cena, molto meno influente se si deve semplicemente valutare un allenatore.

L'altra fetta di opposizione (logica e se vogliamo legittima), va detto, si concentrava su un aspetto tattico: il Cagliari si era appena sbarazzato di Leonardo Semplici. La parentesi da aprire riguarda il verbo sbarazzarsi: è possibile, se non addirittura decisamente probabile, che Giulini non vedesse l'ora di farlo. Un po' per gratitudine, un po' perché memore della (non) magia eseguita in occasione dell'avvicendamento Zenga-DiFra, un po' perché cacciare sull'unghia l'allenatore del miracolo sarebbe risultato più che impopolare, i rossoblù hanno scelto la continuità. Nel giorno uno del dopo Fares, la dirigenza ha sfruttato la palla al balzo e silurato Semplici.

Ora, uno dei motivi che rendeva l'ex Spal non esattamente divinizzato dalla piazza, specie nell'ultimo periodo, riguardava il costante e incontrovertibile utilizzo della difesa a tre. Un dogma che Semplici non ha mai scavalcato e che, alla fine della fiera, si è ritorto contro di lui. Per sostituirlo, e qui veniamo al dunque, veniva chiamato Walter Mazzarri, un trecinqueduista per tutto il patrimonio genetico, uno dei maggiori trend setter (con Conte, ma prima di Conte) nella ventata di 3-5-2 sparsa per tutti gli anni 10.

Mazzarri ha impiegato pochissimo a soffocare le remore, svoltando immediatamente verso una difesa a quattro che – coincidenza o no – ha portato alla miglior partita del Cagliari 21-22.

Caceres ha sofferto tantissimo gli spunti di Felipe Anderson, che per una buona mezz'ora è stato l'uomo in più della Lazio, ma è stato un sacrificio necessario per sciogliere le redini a Nandez e renderlo, se mai fosse possibile, ancora più devastante: con la copertura del compagno di nazionale, El Leon risultava più libero da compiti difensivi diventando, come probabilmente Mazzarri vorrà svilupparlo da qui in avanti, un elemento puramente offensivo.

Anche il maggior freno riguardo al passaggio a quattro, quello relativo agli uno contro uno che – giocoforza – si sarebbero andati a creare, è stato facilmente superato, con Ceppitelli e Carboni che hanno offerto ottime risposte. Soprattutto quest'ultimo, che si riteneva essere l'uomo che in assoluto rischiava di soffrire maggiormente il cambio modulo, ha suggerito una nuova interpretazione di quello che potrebbe essere la sua evoluzione, con una regia bassa di grande personalità.

Un breve excursus è pienamente meritato anche da Alessandro Deiola: dopo un intenso girovagare, prestiti in uscita e improbabili rincalzi con prestiti in entrata, forse il Cagliari sta trovando un centrocampista verissimo.

È presto per lasciarsi andare a facili entusiasmi, anche perché, nonostante l'inerzia, i rossoblù son penutlimi. Eppure qualcosa si è visto, qualcosa è cambiato e qualcosa potrà ancora cambiare. La firma di Mazzarri c'è.

Mercoledì con l'Empoli l'occasione per non smentirsi.

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