Qualcosa non quadra, e forse è bene che ce ne si stia accorgendo sin da subito, quando si è ancora in tempo per correggere la traiettoria sbilenca. Al netto degli alibi (tra sudamericani in volo e schiene malconce) che pur esistono, il Cagliari appare in forte ritardo. Non tanto in classifica – c'è tutto il tempo di questo mondo – quanto nelle gambe e, soprattutto, nelle idee.
Tendenzialmente, nell'analisi del rendimento, bisogna isolare due fattori: l'episodicità delle variabili o, al contrario, la loro reiterazione. E il problema, e qui si viene al dunque, si verifica quando iniziano a fare cucù le prime costanti. Negative, si intende.
Tanto per cominciare, i rossoblù subiscono un fracco di gol. E mica una volta sola. Sono nove nelle prime tre (solo la Salernitana ha fatto peggio): una media di tre calcioni a partita che dovrebbero, quantomeno, spingere ad una riflessione: ha senso sacrificare un uomo di costruzione sull'altare della difesa a tre, se poi il risultato non è difensivamente così appagante? Sì, se la risposta è che passando a quattro se ne prenderebbero cinque anziché tre. No, in quasi tutti gli altri casi. Ora, se la risposta è davvero che si rischia di fare peggio di così, allora c'è un problema, anche piuttosto serio. È anche vero che per la prima ora il Cagliari aveva fatto un figurone, ma da Caceres in poi (sarà il jet lag, ma l'uruguayano ha davvero responsabilità clamorose) i sardi non ne hanno azzeccato mezza. Una piccola scusante arriva dall'infermeria, perché nel momento di maggior pressione i rossoblù avrebbero avuto un bisogno folle dei chili e dei centimetri di Pavoletti, necessario per tenere su la squadra durante il rabbioso risveglio del Genoa. Invece Semplici ha dovuto (e potuto) pescare dalla panchina solo Farias e questa, oggettivamente, non era la sua partita (a sentire i fischi del pubblico, però, è lecito chiedersi se arriverà mai). Il tandem fiorettista Keita-Joao si è trovato da subito, anche più del previsto, ma quando la sciabola si è resa necessaria è apparso quasi palese che l'idillio non potesse più proseguire.
In ogni caso i “se” sfumano di fronte all'andamento della partita, perché un 2-0 casalingo in uno scontro diretto, non può mai e poi mai essere tradotto in uno zero alla voce punti. È comunque presto per iniziare a chiedere la testa di Semplici, questo lo si può dire, nonostante la contestazione sia legittima e rientri perfettamente nell'ordine delle cose.
Ora parte un tour de force ad altissimo coefficiente di difficoltà, con una settimana al monossido di carbonio con Lazio, Empoli e Napoli in cui il Cagliari avrà il bisogno, se non il dovere, di racimolare almeno tre punti. Poi si tornerà a ragionare. E a giocare.