Il Cagliari e l'arte di stare in bilico

Quando una vittoria allunga la vita e la rincorsa ai risultati "impossibili"

Mario Siddi
05/03/2021
Sotto la lente
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Dopo le due vittorie di fila contro Crotone e Bologna, il Cagliari di Leonardo Semplici può veramente cambiare il suo destino.

Se prima di queste due gare, le percentuali di stare in serie A erano ridotte ai minimi termini (viste le numerose sconfitte di fila), dopo questi 6 punti in tre giorni, le carte in tavola sono nuovamente cambiate.

Vuoi per alcuni risultati favorevoli, come le sconfitte di Benevento, Spezia, Crotone e Fiorentina e il pareggio tra Genoa e Samp, che hanno messo in freezer una classifica pericolosa, vuoi per lo scossone dato da mister Semplici, ora il futuro sembra meno gravoso del previsto.

Che la zona retrocessione sia solo un ricordo, resta tuttavia ancora da guadagnarselo sul campo e con i debiti scongiuri, ma se lo spirito di squadra (almeno quello) resta identico agli ultimi due match, forse anche l'ansia pre gara per il tifoso, si riduce vistosamente.

Queste due vittorie, che hanno allungato la vita di un Cagliari moribondo, dicono infatti che per questa stagione, probabilmente gli isolani hanno capito che mestiere devono fare: collezionare da qui alla fine “risultati impossibili”facendo dello stare in bilico un'arte.

Concedersi a suon di risultati, la speranza di potersi salvare, se da una parte è il merito della nuova gestione post Di Francesco, dall'altra è anche il grosso punto di domanda su questa stagione e su come, forse, la si sarebbe potuta “correggere” per tempo e in modo più indolore.

Sarà un caso, ma a voltarsi indietro e riguardare le stagioni passate, pare fin troppo chiaro che il meglio di questa squadra, viene fuori sempre (o quasi) quando il Club si trova con l'acqua alla gola e la necessità assoluta di fare punti vitali.

 

Fu così per la promozione in A in extremis con Rastelli, per la salvezza ottenuta con Diego Lopez, per quella più “comoda”ma non meno al cardiopalma di Walter Zenga, e ora per quella di Leonardo Semplici.

 

Chi vuole emozioni forti dunque, si accomodi pure a tifare Cagliari dunque.

 

A patto che gradisca campionati avari di emozioni fino al giro di boa (tranne la scalata del centenario), salvo poi riscoprirsi tifoso gli ultimi due mesi giocandosi le tanto agognate “finali” (e coronarie).

 

Saper stare in bilico prevede anche questo, e che piaccia o no, è il mestiere che il Cagliari si è scelto da qualche anno a questa parte dove il live motive più gettonato in sala stampa ad un certo punto del campionato, è sempre stato “ne verremo fuori e ci salveremo”.

 

Magra consolazione per i più ambiziosi, emozioni da urlo per i meno esigenti. Entrambi tifosi, s'intende, ma con due modi di vedere il calcio che ancora il Cagliari non sa mettere d’accordo, per poi l’anno successivo riproporre il canovaccio già noto.

 

 

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