La storia di una città si vede ogni giorno ancora oggi, passeggiando per le sue vie, parlandone la lingua o il dialetto, ammirando i suoi monumenti; Cagliari ovviamente non fa eccezione ed infatti pensare al capoluogo sardo riporta subito alla mente alcuni scorci e monumenti caratteristici che caratterizzano la città come ad esempio la solenne maestosità della Basilica di Bonaria e della sua scalinata, l’elegante imponenza della Cattedrale, la lunga spiaggia del Poetto o ancora lo stile raffinato e liberty del Bastione di Saint-Remy.
Tuttavia, Cagliari è nota anche per le sue quattro Torri di epoca pisana, simboli ed emblemi del passato della città sotto la dominazione dei signori Pisani i quali vi si insediarono partire dai primi anni del 1200, arroccandosi in special modo in quello che oggi identifichiamo come il quartiere di Castello.
Risale a questo periodo ad esempio lo spostamento della casa vescovile dall’antica zona di Santa Igia alla Chiesa di Santa Maria che diviene quindi Cattedrale ereditandone il titolo dalla più antica di Santa Cecilia.
Ai primi del 14° secolo, Pisa si sentiva minacciata dall’ascesa degli aragonesi che imperversavano nel Mediterraneo e per questo si decise di erigere delle torri per fortificare la roccaforte cittadina rafforzando le mura e edificando delle torri di raccordo, affidando l’incarico all’Architetto Giovanni Capula
Ad oggi sopravvivono quattro torri delle quali le due più imponenti e massicce sono la Torre di San Pancrazio, edificata nel 1305, e la torre dell’Elefante datata 1307.
Restano poi la Torre dell’Aquila incorporata oggi nella facciata di Palazzo Boyl, e la Torre dello Sperone, nel quartiere Stampace, a ridosso della Chiesa di San Michele.
La Torre di San Pancrazio venne realizzata in calcare bianco proveniente dalle cave di Bonaria e con pareti spesse fino a 3 metri con feritoie molto sottili. Dei quattro lati, come per la maggior parte delle torri edificate in epoca spagnola, solo una risulta aperta, quella rivolta all’interno del quartiere Castello ma in epoche passate anche questo lato risultò chiuso e trasformato in abitazioni per i funzionari e come magazzini.
Il lato interno al quartiere venne poi riaperto con un restauro dei primi del secolo scorso che riportò la torre al suo aspetto originario.
La torre dell’Elefante è realizzata anch’essa con pesanti e massicci blocchi calcarei, sempre caratterizzata dalle spesse mura e strette feritoie, a protezione del versante sud-occidentale del Castrum Calaris.
Con i suoi quattro livelli per circa 30 metri di altezza, era un punto di osservazione privilegiato verso il porto ed il mare nonché porta d’accesso lungo la cinta muraria del quartiere Castello, residenza delle massime autorità civili e religiose della allora città di Cagliari.
Elemento distintivo e caratteristico un piccolo elefantino bianco, visibile dalla via Università, a circa 10 metri di altezza con lo scopo probabile di comunicare la forza e la potenza cittadina e marinara di Pisa.
L’imponente portale infine suggerisce anche un’ulteriore funzione, importante e fondamentale in passato e decorativa oggi: insieme alla torre gemella di San Pancrazio, fungeva da ingresso e uscita dalla città e gli antichi e ancora visibili sbarramenti rendono molto bene l’idea della funzione della saracinesca nell’epoca.
Nel corso dei secoli, le torri vennero utilizzate per scopi differenti come abitazioni e uffici per funzionari e magazzinieri, ma restano note soprattutto per l’impiego come carcere in epoca spagnola, alle cui porte venivano affisse, in segno di monito, le teste mozzate dei prigionieri condannati a morte le cui esecuzioni avvenivano nella vicino Piazza Carlo Alberto.