Tra i reperti archeologici del periodo Neolitico in Sardegna, uno tra i più noti ma spesso meno considerato è la Pintadera, disco circolare di terracotta, ceramica o metallo, spesso decorato con motivi geometrici.
I risultati delle ricerche portarono a considerare la Pintadera come uno strumento usato per “pintare”, ossia per decorare e nello specifico per abbellire stoffe, monili e utensili ed anche il pane.
Insomma, un marchio o sigillo che identificava la “famiglia” che aveva prodotto quel bene.
Certo però che, a ben guardare, la pintadera ricorda davvero quegli ipnotici disegni chiamati Mandala tipici della cultura buddista e induista dove vengono utilizzati per rappresentare il cosmo. Già il termine Mandala da solo significa “di forma rotonda” o addirittura “disco” inteso a rappresentare il Sole o la Luna.
Questa vicinanza ai Mandala ha spinto i ricercatori verso nuove ipotesi, verso un nuovo modo di vedere le Pintadere, ossia non solo come semplici “marchi” sul pane o stampo per stoffe, ma anche “strumenti” per misurare o calcolare il tempo, calendari con fasi lunari, dei segnatempo.
Tempo. Il tempo che scorre inesorabile e che nessun uomo, ne oggi ne mai, è riuscito a controllare a suo piacimento, tempo che non si è mai piegato alle volontà di studiosi e uomini comuni.
Tempo che allora l’uomo ha deciso di misurare e contare e, dopo tanto studio, rappresentare su oggetti che perpetuassero tali faticosi calcoli per consentire alle generazioni future di non sprecare ulteriore tempo, quel bene che nessun uomo potrà mai controllare.
Diversi studiosi si spingono verso la tesi che vorrebbe le Pintadere come calendari nuragici per misurare il tempo, le fasi solari e lunari, solstizi ed equinozi, e come strumenti che potessero aiutare gli uomini a calcolare le stagioni e i cicli della natura. L’esempio più classico, a tal proposito, è la Pintadera di Santu Antine (Torralba – SS): il foro al centro per puntare alla luna, il rilievo subito intorno a rappresentare la Terra circondata dal Sole; a questo punto intorno, le direttrici per alba e tramonto, i punti cardinali e quelle per le stagioni con frazionamenti interni simili ai nostri mesi attuali.
Qualcuno certamente storcerà il naso davanti a queste nuove ipotesi, tuttavia è impossibile negare che le pintadere, il tempo, lo segnassero comunque.
Il motivo è presto detto. Le teorie più accreditate le vogliono impiegate per marchiare il pane (cibo alla base dell’alimentazione) con un sigillo di Famiglia.
Questa usanza tuttavia, non si è persa nel tempo ma è esattamente ciò che facciamo ancora oggi e con strumenti del tutto simili.
Ancora adesso infatti, specie in occasioni familiari o sociali dove il pane o i dolci assumono anche un valore benaugurante (ad esempio in occasione di battesimi o matrimoni, o per festività legate alla vita contadina, etc) è consuetudine “marchiare” o “pintare” con simboli che riecheggiano alla fertilità, alla fortuna e prosperità.
A ben guardare quindi, simboli e significati che accompagnano lo scorrere del nostro tempo…