Suazo: "Un grande applauso al Cagliari di Maran"

"Qui perché la gente mi vuole bene"

La Redazione
15/11/2019
Interviste
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"Il primo anno a Cagliari subii un po' troppo l'emozione, feci comunque 12 reti ma c'erano diverse lacune da colmare, sia sul piano tattico che tecnico, ma piano piano sono migliorato". Così l'ex rossoblù ai microfoni de Il Cagliari in Diretta su Videolina.

"Mi mantengo in forma, anche per il problema al ginocchio che mi trascino da tempo, vado in palestra ma non seguo diete, non ci riesco.l gol che mi ricordo tra tutti? Sicuramente il primo, che feci a Piacenza. Esulta come se avessi segnato in una finale, sebbene la squadra fosse ormai già retrocessa. I miei compagni furono bravi perché mi abbracciarono tutti, poi però sul pullman Tabarez mi rimproverò chiedendomi cosa avessi da esultare. Alla fine capii che quel gol era più per me che per gli altri.

Fu una fortuna retrocedere per me il primo anno, perché se non fossimo andati in B l'anno dopo avrei avuto molta difficoltà nel giocare. In quella squadra c'erano nomi importanti: O'Neill, Abeijon, Berretta, Conti, Corradi.

Andare in Serie B ci ha uniti, alla fine di è formato un nucleo di giocatori che è rimasto coeso per molto tempo, grazie al senso di  appartenenza per la maglia. Quando acquisisci ciò non sei più straniero, ma di Cagliari.

Molti giocatori come me sono rimasti a Cagliari perché si è creato un legame forte con la città, e quando ti senti parte di un ambiente che ti accetta e ti vuole bene è tutto più se, specialmente quando crei parte di quell'ambiente.

Allenatore? Per adesso è questa la mia passione, intrecciare rapporti con i ragazzi e passargli un po' della mia esperienza dà grande soddisfazione. Vedere crescere giovani che ho allenato in passato, come Marigosu e Carboni, convocati tra l'altro in nazionale, fa molto piacere.

Chiamata di Cellino al Brescia? Chiamate può chiamare, poi ci sono tante sfumature da analizzare.

In che giocatore mi rivedo? In Serie A Kouame del Genoa mi assomiglia un po', anche lui ha da imparare molto come me ai primi anni. Nel Cagliari non mi rivedo in nessuno.

Rapporto con Cellino? Quando sono tornato a Cagliari dal Portogallo pensavo di rimanere, ma poi la volontà della società era un'altra e allora sono dovuto andare a Catania, dove ho smesso di giocare. Non si è mai capito se fosse il presidente o il mister a non volermi, ma sono situazioni che ti fanno crescere.

Inghilterra? C'era la possibilità di andare al Manchester City, ma alla fine ho opta per il benfica, rui costa mi voleva fortemente e mi ha convinto. 

Giocare con Zola, Langella ed Esposito è stato bellissimo, è stato il mio mom calcistico migliore. Il mio partner ideale era Andrea Capone, trovava sempre il modo di passarti la palla, poi io pensavo al resto. 

Razzismo? Quando giovani a Verona mi presi un sacco di dischi ogni volta che toccavo palla. Adesso saranno passati 15 anni ma siamo Ancor qui a parlare di questo, si fa poco per arginare il fenomeno, la gente non gli dà il giusto peso e questo dispiace molto. 

Avere Zola in squadra è stato fantastico, lo applaudivano dappertutto, questo ti fa capire che tipo di giocatore era. 

Cerri? Ha bisogno di spazio, gli dev'essere data l'opportunità di sbagliare, sennò non cresci. Con l'attacco che ha il Cagliari adesso però farebbe difficoltà chiunque. Deve trovare l'ambiente giusto in cui potersi esprimere. 

Gigi Riva? L'ho sentito per gli auguri. Vedere o sentire Riva fa sempre piacere. 

Nainggolan? Aveva bisogno di giocare, tutto qui, era lecito aspettarsi una partenza del genere da un giocatore con queste qualità. Tutta la squadra sta facendo un gran lavoro, bisogna applaudire i ragazzi e Maran".

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