L’attacco che non c’è

Analizziamo il campionato dell’attacco rossoblù

Marco Castoni
24/06/2014
Approfondimenti
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L’attacco del Cagliari ha prodotto 34 goal in 38 partite giocate, meno di un goal a partita; basterebbe esclusivamente questo dato impietoso per classificare e valutare l’annata del reparto offensivo rossoblù. Moduli cambiati vorticosamente alla ricerca della formula perfetta, interpreti che raramente si son sentiti titolari inamovibili ed infine una manovra collettiva farraginosa sono tutti fattori che hanno contribuito a tenere basso il numero di opportunità in prossimità della porta avversaria. Infatti spesso e volentieri i goal sono nati da azioni individuali e raramente da azioni scaturite da una manovra collettiva. L’avere rinunciato alla figura del trequartista, vedi Andrea Cossu, vero marchio di fabbrica delle ultime stagioni, ha dato la possibilità di giocare con un tridente che però è risultato ampiamente incapace di tramutare il numero di attaccanti in maggior gioco offensivo. Ibarbo lontano dalla porta, la punta centrale del caso male e poco rifornita, è il risultato che è scaturito da un cambio di modulo risultato in fin dei conti inefficace.

La sorpresa Nenè, che ad inizio stagione avrebbe dovuto lasciare l’isola, con i suoi 5 goal ha fatto si che il numero delle marcature risultasse il penultimo, con il solo Bologna fanalino di coda nel computo dei goal totali. Imputare la sterilità offensiva al solo reparto avanzato sarebbe ingeneroso, è altresì vero che da giocatori come Mauicio Pinilla e Marco Sau ci si sarebbe aspettati qualcosa di meglio. Con l’avvento di Zeman si assisterà con ogni probabilità ad una rivoluzione copernicana, dove tutto girerà attorno alla manovra d’attacco. Coloro che resteranno in rossoblù potrebbero cosi far registrare i massimi in carriera per goal in una stagione, rilanciando di fatto cosi anche la propria carriera.

Voto al reparto: 5

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