Cagliari, ecco dove nasce e si sviluppa (spesso) la tua prevedibilità

Il nodo del centrocampo e le soluzioni ridotte i problemi da risolvere

Michelangelo Corrias
05/04/2019
Approfondimenti
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Il confronto con la Juventus ha evidenziato diverse crepe nella corazza dei rossoblù, che si erano percepite già nella sfida di Verona, ma passarono in secondo piano a causa delle tre reti firmate in un tempo e per l’eccitazione della prima vittoria in trasferta dopo quella di settembre contro l’Atalanta, una vita fa.

Ci ha pensato la Vecchia Signora a sollevare il coperchio, minando le certezze che questo Cagliari aveva acquisito negli ultimi risultati positivi. Tra le varie pecche, una su tutte è saltata subito all’occhio, e adesso passerà sotto la lente di ingrandimento: la troppa prevedibilità in fase di costruzione.

Quando i sardi fanno la partita che vogliono è difficili opporsi: Chievo o Inter non fa differenza, i problemi arrivano per tutti. Ma appena si toccano quei (pochi) meccanismi ben rodati della formazione di Maran, ecco che incominciano a farsi sentire le “dolenti note”. La fonte di gioco di ogni squadra è il proprio centrocampo: a Cigarini sono state affidate le chiavi della cabina di regia, e bisogna dire che finora non ha deluso. Ma questa investitura è anche una condanna, perché può diventare un facile bersaglio per il pressing asfissiante dei centrocampisti avversari, come nel caso della gara di martedì. E una volta che la sua testa è in debito di ossigeno, il Cagliari rallenta drasticamente i tempi, dal momento che non vi è nessuno altro che può adempiere al compito del numero 8, per qualità e discorsi tattici.

Con la mancanza di idee le soluzioni si riducono, la fluidità del gioco si nasconde sotto al tappeto e ne risentono sia i terzini (che in fase di spinta in genere si trasformano in ali), i quali non venendo serviti vicino all’area crossano dalla trequarti, sia le punte, inevitabilmente a secco di rifornimenti. Non resta che ricorrere dunque, come osservato più volte, al vecchio schema “palla lunga e pedalare”, magari dicendo anche una preghiera, con i soliti lanci dalla difesa a cercare il faro Pavoletti, ma dopo un quarto d’ora i nemici hanno capito e adottano le opportune contromosse.

Detto ciò, bisognerà introdurre una nuova musica su questo spartito ridotto, privo sulla carta di imprevedibilità, se si vuole ritrovare un’armonia di gioco.

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