Cagliari, come nel poker: o il pollo in mezz'ora o il pollo sei tu

L'analisi del match contro il Parma

Luca Neri
23/09/2018
L'Editoriale
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Infilati in contropiede. Metaforicamente e non. Il Parma piazza il trappolone ai rossoblù e ridimensiona prepotentemente un Cagliari che iniziava a piacersi un po' troppo. I sardi hanno provato a prendere d'assalto il fortino di D'Aversa sin dal primo minuto, prendendo campo e dimostrando di poter fare la partita anche in trasferta. Hanno cercato di gestire il pallone, attaccando con tanti uomini e contando sul fatto che prima o poi gli emiliani avrebbero fatto la stupidaggine decisiva. Eppure l'errore fatale non arrivava, i minuti passavano e i sardi si son ritrovati ingabbiati in un vecchio e celebre aforisma del poker: se non riesci ad individuare il pollo nella prima mezz'ora di gioco, allora il pollo sei tu.

Il Parma non è stato assaltato, si è fatto assaltare. La manovra avvolgente del Cagliari concedeva spesso 20-30 metri di corsia di accelerazione per Gervinho, uno che se lasci partire puoi fermare solo col segno della croce. E infatti dai suoi strappi si generavano sempre incubi da notti insonni per la difesa sarda, sino a quando il jet ivoriano non ha imbroccato la sgroppata buona: inutile per i malcapitati marcatori rossoblù tentare di fermarlo in corsa. Evitare che partisse sarebbe stato probabilmente più fruttuoso.

In realtà i ducali avevano già sbloccato nel primo tempo, con un'altra ripartenza chiusa da Inglese, bestia nera del Cagliari, dopo un misunderstanding non da poco tra Cragno e Romagna. Troppo timida la reazione degli uomini di Maran, che hanno sempre dato la sensazione di poter essere potenzialmente pericolosi ma mai lo si son resi effettivamente, con un possesso palla tendente alla sterilità.

È un peccato, perché questa squadra sembra davvero un vorrei ma non posso, ad un passo dall'essere ciò che non è. Continua ad essere una squadra completa ma non troppo, composta da undici giocatori che fanno tutto benino ma niente da strapparsi i capelli.

Lo stesso Barella, stella di questa squadra, è un mostro di efficacia, continuità e distribuzione delle competenze, ma non è il giocatore che prende una palla sporca sulla trequarti e inventa il capolavoro. Cosa darei per avere a Cagliari un indolente, un giocatore discontinuo e arrogante, ma che abbia nelle corde il colpo del k.o., la genialata. Un Zajc, un Gaston Ramirez, uno di quei fantasisti irritanti nei loro momenti di calma piatta ma col piede pronto alla tempesta. Magari uno di loro avrebbe saputo sfruttare la mole di gioco prodotta oggi estraendo il coniglio a cielo sereno. Invece i sardi si son arroccati nel giropalla rugbistico, per sbattere su Bruno Alves (o tempora, o mores) e soci.

Ed essere ribaltati in contropiede quando la mezz'ora era passata ed il pollo non era stato individuato.

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