Cagliari, il paradosso: né uomini né virtù per la bagarre salvezza

L'analisi delle qualità di ogni singolo reparto fa emergere una preoccupante realtà

Marco Castoni
12/04/2018
Approfondimenti
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La crisi in seno alla formazione rossoblù, dopo un periodo di latenza, é deflagrata in tutta la sua pericolosità al termine della partita di Verona. Considerando virtù e storia di ogni singolo calciatore militante tra le fila rossoblù, emerge una condizione, nonché un preoccupante paradosso.

Tra i pali, il titolare Cragno, una delle poche evidenti certezze, nel corso della sua giovane carriera, ha vissuto situazioni critiche solo nel corso della sua prima e breve parentesi in Sardegna culminata con la retrocessione. Rafael alle sua spalle garantisce una grande esperienza, ma al momento non sembra destinato a rivestire un ruolo da titolare.

In difesa invece, se si esclude Pisacane, protagonista di mille battaglie sul terreno di gioco e non solo, Ceppitelli restituisce un andamento similare a quello della formazione rossoblù, dove ha disputato le ultime quattro stagioni. Romagna, uno dei migliori interpreti dall’inizio del campionato, vanta un'esperienza ridotta, ma comunque colmabile grazie ad un talento innegabile. Castan e Andreolli invece, reduci entrambi da periodi d'inattività nelle precedenti annate, quasi mai nel corso delle rispettive militanze in importanti e blasonati club, hanno dovuto fare i conti con la lotta per non retrocedere.

In mediana Barella appartiene ad una categoria particolare, ovvero quella che lo innalza allo status di autentico e fulgido gioiello nella pochezza della formazione isolana. Corre, imposta, prova a trascinare i compagni, con la maglia rossoblù cucita sulla pelle, mentalmente non sembra nutrire nessun timore al cospetto di qualsivoglia avversario. Il resto del reparto, al netto dell'assenza pesante di Cigarini che ha contribuito ad acuire notevolmente la situazione, vede un Ionita che prima di approdare in Sardegna, ha vissuto da protagonista con il Verona l'onta della retrocessione. Padoin dal canto suo, sinora interprete ineccepibile, è passato dal lottare per scudetti e Champions in maglia bianconera, ad una situazione di ben altro rilievo. Dessena, Cossu, Deiola, Miangue e Lykogiannis, per motivi differenti, offrono un contributo in base ad una condizione psico-fisica che li identifica come non in grado di fare la differenza nell'immediato. Faragò infine, divenuto un tassello a cui è difficile rinunciare, offre un rendimento costante e di sicuro affidamento, ma spesso viene risucchiato nell'improvvisazione collettiva.

Nel reparto offensivo, Pavoletti, dopo la parentesi partenopea caratterizzata da una totale inattività, è stato investito di minutaggio e responsabilità importanti, alle quale risponde con fortune alterne in virtù di uno spartito che raramente valorizza le sue qualità. Pedro, Farias e Giannetti evidentemente fuori causa e al momento inutilizzati, lasciano ad Han, Ceter e Sau, il compito delicato di coadiuvare Pavoletti. Il trio appena citato, cerca di apportare alla causa un contributo apprezzabile, ma il tempo esiguo non è dalla loro parte, lasciando poco spazio alla ricezione di dinamiche e meccanismi da seguire e perseguire con convinzione.

Lopez infine, ritornato a casa sfoderando almeno inizialmente doti taumaturgiche, rende la netta impressione di trovarsi in balia degli eventi e di godere di un credito obiettivamente immeritato.

La B da ipotesi mai valutata, si prefigura come una prospettiva concretizzabile e alla portata di una squadra oggettivamente, tatticamente e tecnicamente allo sbando, che non sembra possedere doti e virtù capaci di invertire immediatamente la deriva intrapresa.

Il tempo e la classifica offrono ancora discrete occasioni di redenzione; il Cagliari attuale sarà capace di rovesciare un trend inaspettato, ma difficilmente invertibile?

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