Piscane, parla il fratello Dino: "Fabio ha sconfitto malattia, scommesse e criminalità"

"Avevamo difficoltà ad avere pranzo e cena"

La Redazione
06/05/2017
Interviste
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“Quando eravamo piccoli, eravamo sempre per queste strade dei quartieri spagnoli di Napoli. Mi portavo Fabio e un amichetto, facevamo una porta con quello che trovavamo e giocavamo tutto il giorno. Finché poi non sentivamo sparare: a quel punto, avevamo paura che magari potesse essere coinvolto qualcuno della nostra famiglia, era il nostro primo pensiero. Tornavamo subito a casa”. Così Dino Pisacane (fratello di Fabio) ai microfoni di gianlucadimarzio.com

“Avevamo difficoltà ad assicurarci il pranzo e la cena. Siamo quattro fratelli, Fabio è il terzo, io il primo. Qualche errore da adolescente l’ho commesso anch’io, ma non avrei mai permesso che i miei fratelli avessero potuto fare lo stesso”.

La malattia

“Fabio stava malissimo. Era spesso in sala di rianimazione, intubato. Era arrivato a 34 chili, non aveva più voglia di combattere. ‘Se non posso più giocare a calcio, preferisco morire’ diceva. Per questa malattia ci spiegarono che era fondamentale restare positivi per rallentarne il progresso e debellarla. I medici avevano escluso che potesse tornare a giocare, invece si riprese e iniziò ufficialmente la sua carriera di calciatore”.

Il no alle partite truccate

“Rispose subito di no, che non l’avrebbe fatto, anche se era una cifra considerevole considerato il suo stipendio. Poi telefonò anche a me, voleva un consiglio su cosa fare. Ragionammo su quanto sarebbe stata grave anche l’omissione, quindi decidemmo di denunciare tutto”.

La onversazione si svolge all’esterno del locale che Dino e Fabio hanno aperto nei quartieri spagnoli, a pochi metri da casa. 

“E’ un rifugio, per tutti quei giovani con difficoltà economiche, che devono vivere con pochi euro al giorno. Mettiamo gli studenti in condizione di poter passare la giornata fuori senza che sia un peso. Serviamo le specialità di tutte le regioni dove ha giocato Fabio”.

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