“Nel Cagliari ho fatto più di 30 panchine e mi onoro di essere stato il secondo di Marchetti che per me è un idolo e un punto di riferimento. Anche se al paese è ancora viva la leggenda di Albertosi, il portiere del Cagliari dello scudetto”: così parlò Simone Aresti in un’intervista concessa alla “Repubblica” poco meno di due anni fa.
La scelta di iniziare da queste parole non è casuale: da esse trasudano tutta l’umiltà e il profondo senso di appartenenza del ragazzo per la sua terra, tipico di ogni sardo che si rispetti. Una terra umile come lui, ma dalla quale è praticamente impossibile separarsi in maniera totale e definitiva: quando fa riferimento “al paese”, Simone si riferisce ovviamente a Narcao, piccolo centro di 3300 anime in provincia di Carbonia e Iglesias, la più povera d’Italia con un Pil pro capite di poco superiore ai 14.000 euro. Una terra dalle prospettive limitate, martoriata più di altre dalla crisi e troppo spesso dimenticata dalla politica e dalle istituzioni. Ed è proprio per questo che il portierone sulcitano inconsapevolmente è diventato l’emblema di un territorio, del suo popolo oltremodo falcidiato da una congiuntura economica disastrosa e della sua voglia di riscatto, simbolo della speranza e dell’auspicio che uscire da una situazione del genere possa essere possibile.
Simone è un ragazzo d’oro oltre che umile, su questo non c’è dubbio. D’altronde lo stesso tecnico Ninni Corda, suo attuale allenatore al Savona, lo descrive così: «Simone è un grande portiere e l’ha dimostrato in questi anni con un rendimento elevatissimo. Il ragazzo, inoltre, è splendido dal punto di vista umano. Merita una chance del genere e sono convinto possa fare una carriera importante».
Un altro sardo approda in serie A, dunque. Ma Aresti la serie A già l’ha assaggiata: nel lontano maggio 2007, nell’ultima partita del campionato tra Ascoli e Cagliari al Del Duca, mister Sonetti gli concesse il secondo tempo facendolo subentrare al titolare Chimenti, giusto il tempo per subire il primo gol nella massima serie ad opera di Paolucci.
Da allora, tanta gavetta e un giro di prestiti nelle serie minori: prima alla Pistoiese, poi il ritorno nell’isola, ad Alghero; infine, nel 2011 l’approdo al Savona, club nel quale tuttora milita, dove trova lo spazio giusto per mettersi in luce e confermarsi tra i migliori della categoria. Una curiosità: nella stagione 2011-2012 si rende protagonista di due gol (fatti, non subìti: sì, avete capito bene!), uno su rinvio e l’altro in mischia furibonda nell’area avversaria. Al termine della stagione 2012-2013 trova la promozione dalla Seconda Divisione alla Prima, fino alla consacrazione nella stagione in corso.
Il portiere sardo classe 1987 viene notato dai club di A già in estate; ma è notizia di questi giorni l’accordo raggiunto tra Savona e Chievo Verona, società nella quale andrà a sostituire un altro estremo difensore legato in qualche modo ai colori rossoblù: quel Michael Agazzi, di passaggio nel club clivense, che militerà l’anno prossimo a San Siro con la maglia rossonera del Milan. Il portiere sulcitano andrà a giocarsi un posto da titolare al Bentegodi con Puggioni (anch’egli sardo d’origine).
La colonia di sardi nella massima serie, peraltro già cospicua, si avvarrà quindi di un nuovo elemento. Anche se il rammarico di non vederglielo fare con la maglia della squadra che rappresenta l'Isola esiste. Sì, perché il Cagliari ha confermato in questi anni di non credere nelle capacità di un portiere cresciuto proprio nella società di Viale La Playa; un atleta il quale è poi cresciuto tantissimo nelle serie minori. Ma il buon Simone non si farà condizionare troppo: dietro di lui sarà sempre forte la spinta della sua terra d’origine che – ne siamo certi – sarà sempre orgogliosa di lui.
Questo video è per Simone, il portiere goleador!